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EMENDAMENTI AL REGOLAMENTO SANITARIO INTERNAZIONALESOLLECITO DI NOTIFICA DEL RIFIUTO DA PARTE DELL’ITALIA

Gli Stati hanno ancora pochi mesi per notificare il proprio rifiuto sugli emendamenti al Regolamento Sanitario Internazionale approvati dall’Assemblea mondiale della sanità.

In molti Stati sono stati sollevati pesanti dubbi sulla correttezza della procedura seguita per l’approvazione. Le violazioni procedurali evidenziate determinerebbero l’invalidità degli emendamenti approvati in tutti gli Stati, ma nonostante le richieste di chiarimenti ad oggi non sono ancora pervenute risposte dai governi sollecitati.

Perché è importante che l’Italia notifichi il proprio rifiuto agli emendamenti approvati e cosa possiamo fare? Tra le numerose modifiche introdotte, segnaliamo la previsione dell’istituzione di nuovi enti e autorità con il compito formale di effettuare raccomandazioni all’interno degli Stati membri e nella stessa OMS.

Per l’OMS il potere di nomina è affidato al Direttore Generale, ma si tratta di esperti ai quali non sono attribuite funzioni sostanziali decisionali che sono invece riservate al Direttore Generale. Questi conserva e consolida un potere pressocché indiscusso ed incontrollato, quale quello di dichiarare emergenze di sanità pubblica o pandemie, a sua scelta, fondando le proprie valutazioni sulla base delle conoscenze scientifiche del momento (concetto ormai a noi tristemente noto).

L’emendato art. 12, par. 4bis stabilisce che il Direttore Generale può decidere che un evento già considerato emergenza sanitaria internazionale, costituisca anche “un’emergenza pandemica”, termine che pure ha fatto ingresso nel RSI proprio con gli emendamenti proposti. Abbiamo potuto apprezzare di recente il sapiente uso di questi poteri per dichiarare l’ennesima emergenza sanitaria internazionale per il vaiolo delle scimmie.

Ancor più grave è la previsione nel Regolamento emendato della sostanziale repressione del diritto ad un’informazione libera e pluralista. Nell’Allegato 1 del Regolamento, paragrafo A, viene infatti previsto che ciascuno Stato membro debba coordinarsi e supportare il livello locale nella prevenzione, preparazione e risposta a rischi per la salute pubblica, ivi inclusa “la lotta alla cattiva informazione e alla disinformazione” che viene quindi sostanzialmente definita come un RISCHIO da contrastare.

In altre parole, è stato codificato un potere censorio da noi già sperimentato durante il periodo pandemico, che minando la libera informazione e la possibilità di qualsiasi confronto, di fatto impedisce ai cittadini di potersi formare un’opinione consapevole sulle emergenze dichiarate e sulle questioni sanitarie, precludendogli scelte libere e realmente informate in materia sanitaria.

Una “censura” che sappiamo affiancarsi alla parallela normativa comunitaria in materia, in vigore da febbraio 2024 negli Stati dell’Unione, cioè il Digital Services Act. Contestualmente la stessa Unione Europea ha approvato proprio lo scorso 13 maggio un nuovo Regolamento volto a ridefinire le regole dello spazio Schengen in caso di crisi sanitarie, affidando importanti poteri alla Commissione Europea e al Consiglio.

Cosa possiamo fare? Umanità e Ragione ha sempre sostenuto l’importanza del ritorno alla politica attiva da parte dei cittadini ed è una strada che va seguita anche in questo caso. È necessario che le persone facciano arrivare la propria voce al governo, chiedendo di notificare il rifiuto dell’Italia agli emendamenti apportati al Regolamento Sanitario Internazionale.

Al momento è in corso una petizione promossa su Citizengo (link https://citizengo.org/it/fre/13653?utm_con… ) che ha già raggiunto migliaia firme. È un primo piccolo passo che però può essere significativo ove si raggiungano numeri importanti, nell’attesa dell’avvio di ulteriori azioni più specifiche dirette a tutelare la libertà degli Stati e dei cittadini in ambito sanitario e il pluralismo dell’informazione.

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