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Logica e informazione

Diffidate di chi tenta di convincervi che il sapere e il ragionamento sono prerogativa di pochi o di qualcuno in particolare, dei “tecnici”, e rigettate ogni messaggio di questo tipo. Di chi s’arroga il monopolio del sapere e della saggezza, cianciando d’ una presunta non democraticità del sapere stesso. Anzi, ridete in faccia, di gusto e a crepapelle nei confronti di chi tenta di farvi passare questa ridicolaggine.

La verità e la ragione non hanno padroni, esse non sono di proprietà esclusiva di nessuno, ma patrimonio di tutta l’umanità e di ciascun essere umano. Solo vi torni la serietà a un’ulteriore considerazione: qualunque essere umano, maschio, femmina, bambino, vecchio, bianco, nero, rosso o giallo che sia, può comprendere, può eccellere e far proprio anche il più complesso dei ragionamenti ma a due condizioni specifiche.

La prima è che tutto ciò richiede sforzo, uno sforzo talora immane, ma che non è uno sforzo continuo, è, più correttamente, uno sforzo costante. Di più, ciò richiede perseveranza e coerenza, nonché la consapevolezza di poter fallire e che si fallirà molte volte prima d’aver raggiunto un risultato anche solo decente. Ma ciò non vi scoraggi e piuttosto, informi questo faticoso processo a uno spirito di umiltà: la perseveranza non è altro che fallire e ricominciare daccapo con rinnovata umiltà, ammettendo, prima di tutto a sé stessi, con massima onestà intellettuale, che, in certe occasioni o su determinati argomenti non s’è ancora capito nulla o si è capito troppo poco o, ancora, si è sbagliato nel comprendere le premesse e, di conseguenza, risulta errato tutto il procedimento successivo. Non rassegnatevi se, di primo acchito, non riuscite a comprendere o avete sbagliato a comprendere: riprendete fiato, distoglietevene, con la consapevolezza di poter tornare, in un momento successivo e con rinnovato vigore e nuove conoscenze, sul tema per poterlo intendere meglio.

La seconda condizione è l’amore: occorre amare profondissimamente la libertà, la verità e la ragione, nella consapevolezza della solitudine, della frustrazione e della fatica che questo comporta. La libertà che ci viene da Láchesi è la scelta di fronte alle varie opzioni e condizioni, sempre mutevoli, mai del tutto determinate, che la realtà, incessantemente, ci pone innanzi. Come insegna il mito di Prometeo ogni scelta e, dunque, la libertà stessa, si rinnova ogni giorno ed è sempre straziante: siamo soli dinanzi alla scelta ed essa, non solo implica una rinunzia a tutto ciò che non abbiamo scelto (e, quindi, delusione e rimpianti), ma ci vincola alle sue conseguenze, richiedendo responsabilità, che è, etimologicamente, la capacità di rispondere di queste ultime. Spondeo significa “Io assumo l’impegno e io ne rispondo”. Ma occorre amare questo Fato, che gli Elleni, i nostri antenati, ci insegnano essere proprio dell’essere umano: la Realtà e le sue condizioni(Lachesi) ci trascendono, vengono prima e rimarranno dopo il nostro passaggio, ma noi non siamo indifesi dinanzi a tutto ciò, in quanto abbiamo la scelta e questa scelta può essere anche ricca, felice e nobile, per quanto pesante all’inizio e, in maniera poco lungimirante, ciò possa apparire.

Ho esordito dicendo che la verità e la ragione non hanno padroni. Questo è il significato profondo della figura della Dea Athenà, simbolo della ragione, dell’umanità, della logica, della strategia e del pensiero filosofico: Dea vergine in quanto non posseduta da nessuno, ma anche Dea benevola, che accorda i suoi favori a chi intenda sinceramente impegnarsi nella comprensione razionale del cosmo, della realtà e dei fatti. Invero, nel mito, l’unica Dea ammessa a decidere insieme a Láchesi (che, delle tre Moire, è l’unica dotata di volontà) è proprio Athenà: questo può significare che ogni essere umano, attraverso il discernimento e la comprensione razionale del mondo e delle sue mutevoli condizioni, può arrivare, sia pur in minima parte, a cambiarlo e a stabilire nuove condizioni di possibilità, in un unico, incessante processo.

Ma Athenà è anche Dea della Lungimiranza, la Glaucopide, ossia colei che conferisce a chi s’impegna nel ragionamento la chiarezza della visione complessiva e dell’orizzonte in cui si dipana il filo di Lachesi.

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